Il toki pona è "la lingua del bene", "la lingua della semplicità".
Locutori diversi usano un insieme diverso di parole, ma la maggior parte delle persone usa meno di 200 parole in tutto.
Ogni parola in toki pona ha un significato più ampio e vago delle parole italiane. Per essere più specifici si possono mettere insieme più parole formando composti o frasi.
Possiamo ragionare in termini di "atomi di significato".
Se una parola italiana è una molecola di significato relativamente complessa che non può essere scomposta nei propri atomi, il toki pona mira ad avere molecole più piccole, o anche atomi, permettendo a locutori di formare molecole più grandi o di avere accesso a molecole più piccole di quelle permesse dall'italiano.

Pensiamo per esempio a un telefono. "Telefono" è una singola parola che rappresenta un concetto composto: un telefono permette di comunicare, di intrattenersi, di creare e riprodurre immagini e suoni, di calcolare, di imparare.
Quando parliamo di un telefono, spesso è rilevante solo uno di questi aspetti, ma la parola "telefono" li comunica sempre tutti.
Se dobbiamo parlare di un telefono in toki pona, invece, menzioniamo solo gli aspetti rilevanti.
Chiamare sempre un telefono 󱤎ilo󱥬toki (strumento di comunicazione) sarebbe sbagliato (questo errore è detto lessicalizzazione), dobbiamo invece ragionare su quello che vogliamo davvero dire e descrivere un telefono nel modo adeguato per la situazione.
"Devo fare un calcolo, dammi uno strumento di comunicazione". Uno strumento di comunicazione non ti serve a niente in questo caso, ti serve invece uno strumento per i numeri, 󱤎ilo󱤽nanpa.
Parlando una lingua naturale, pensiamo di usare concetti, ma spesso, senza rendercene conto, ci adeguiamo a queste molecole di significato, ignorando i concetti atomici e comunicando o anche pensando basandoci solo sulle molecole precomposte che sono disponibili nella nostra lingua. Il toki pona è dunque, oltre a una lingua, un esperimento filosofico che ci obbliga ad avvicinarci agli atomi di significato.